THRESHOLD T2 PREAMPLIFICATORE
SETTEMBRE 2023
Della serie, "A volte ritornano", ecco di nuovo nel mio impianto, a distanza di oltre 20 anni, questo meraviglioso preamplificatore dell'epoca d'oro dell'hiend di tutti i tempi.
Il Threshold T2 poco dopo la sua uscita, fu inserito a pieno titolo nella rosa dei migliori preamplificatori mai costruiti (Grade A/B di Audiogon BlueBook).
Negli Stati Uniti nel 1993, anno della prima apparizione sul mercato, costava 5.750,00 USD di listino, da noi, complice la forza del dollaro di quegli anni e forse una politica dell'importazione non proprio corretta, oltre a tasse, dazi e altri balzelli italiani, 16.700.000 Lire! sedici-milioni-settecentomila lire!!!
(fonte Audio Guida 1994/95)
In questi anni ho percorso numerose strade che poi, immancabilmente, mi hanno riportato e mi riportano alle origini. E' questo il caso della meccanica CD Teac P30 (1990), dei dac Wadia PRO (1989) e Counterpoint DA10 UA (1992), del giradischi Micro Seiki DQX1000 (1987), dei diffusori Martin Logan Quest Z (1992), ormai quasi tutto il mio impianto, eccezion fatta, per forza di cose, per lo streamer Cocktail Audio X50pro, è prevalentemente formato da componenti provenienti dagli anni 80/90, quelli, come detto, appartenenti all'epopea di questa nostra passione, che oggi definiamo, solo per l'età, "vintage", ma che ancora reggono il confronto con le produzioni più moderne.
Pur non rinnegando nulla di quanto ho avuto la fortuna di possedere in questo mio lungo percorso, oggi sono felice e soddisfatto di aver assemblato un sistema basato sulla sostanza, sul buon suono e sull'affidabilità che solo macchine pensate e realizzate in un momento storico in cui non si badava a spese, dove prima veniva il risultato e la soddisfazione e poi, il profitto, possono ancora dare.
Esempio ne è questo preamplificatore dove sono stati utilizzati i componenti elettronici della miglior specie reperibili in quel periodo sul mercato, la basetta del circuito è in vetronite blu di chiara derivazione militare è spessa 2,5 mm, si dice che le piste siano in oro (probabilmente a basso titolo, tipo 14 carati), in ogni caso da qualunque parte lo si guardi, il Threshold T2 trasmette un senso di solidità, qualità e cura costruttiva.
Funziona in classe A pura e pertanto scalda, scalda come de fosse un amplificatore, resta sempre tiepido anche in standby e questa caratteristica lo rende sempre stabile e altamente fruibile quando si decide di ascoltare un pò di musica.
Così, dopo aver fatto una bellissima esperienza con l'amplificatore integrato della coreana Hifi Rose RA-180, dopo aver capito quanto la classe D possa ben pilotare e controllare, le mie ostili Martin Logan Quest Z, grazie al mio caro amico Francesco, milanese trapiantato in Germania, tecnico ed esperto di livello assoluto, oltre che grande intenditore di musica, sono venuto in in possesso di un mostruoso amplificatore finale a mos-fet in classe D appunto, da 500 watt per canale, lo Yamaha MX-D1 (di recente sono diventati due per realizzare una bi-amplificazione con questo pre senza precedenti).
Ovviamente questa situazione necessitava di un preamplificatore di livello, possibilmente bilanciato e perchè no, telecomandabile.
Quale scelta migliore se non questo Threshold T2, un preamplificatore di linea (senza stadio phono) fully balanced design, un due telai in classe A, costruito egregiamente, senza limiti di budget, di una bellezza assoluta e dalle caratteristiche soniche ai massimi livelli.
Il T2 è collegato ai due finali Yamaha con due coppie di cavi xlr Kimber Cable PBJ da 50 cm., mentre utilizzo i due ingressi bilanciati disponibili, rispettivamente per il dac Wadia PRO e per il Counterpoint DA-10 UA, connessi con dei cavi Kimber Cable Hero xlr.
Probabilmente utilizzerò anche i collegamenti sbilanciati in rca single-ended per gli stessi apparecchi con dei cavi Van den Hul D102 III, per poter apprezzare le effettive differenze soniche sia dei cavi stessi, che della tipologia di connessione (xlr vs. rca) utilizzando il bellissimo telecomando in dotazione a questo preamplificatore in grado di svolgere funzioni che diversamente non sarebbero utilizzabili perchè sul pannello frontale del T2, troviamo solo le due manopole del volume e del selettore degli ingressi, il tape monitor ed un tasto "display" che alterna la luce da forte a bassa e a spento del bello schermo a matrice di punti di colore blu cobalto.
Tornando al telecomando, questo è realizzato in metallo (alluminio), ricoperto in gomma ma non della solita gomma che normalmente diventa appiccicosa dopo qualche anno (vedi McIntosh, Meridian, Revox, etc), qui no!, anche in questo Threshold ha voluto fare la differenza, oltre che nella forma e nella sostanza, anche nei materiali utilizzati per un telecomando, che, a distanza di oltre 30 anni dalla sua produzione, ancora è perfetto al tatto e soprattutto nelle sue funzionalità.
L'alimentatore esterno, un parallelepipedo della dimensione di "mezzo T2", si collega direttamente alla rete, non ci sono interruttori, solo un piccolo led rosso sul frontale ad indicare che è sotto tensione, anche il T2 non ha interruttori, da raccomandazione della casa, deve rimanere in uno stato "vigile", sempre tiepido e pronto all'azione infatti, solo da remote, si può attivare la funzione di standby.
Il lungo cavo "ombelicale" (10ft./3mt.) consente di piazzare questo alimentatore il più possibile lontano dal preamplificatore, così da annullare qualunque possibile interferenza elettromagnetica e qualunque rumore o vibrazione indotti dalla corrente alternata.
Nelle foto qui di seguito che ho preso dal web, per evitare di aprire il mio esemplare, una bella visione dell'interno, sia del preamplificatore che del suo alimentatore.
Da notare l'assoluta assenza di cablaggio a riprova di un progetto di altissimo livello, la schermatura in rame puro delle parti più esposte alle interferenze elettromagnetiche e l'alimentatore esterno che per la sua fattura, lascia intuire quanta attenzione sia stata data a questo elemento così importante, con una sezione di filtraggio dotata di condensatori enormi da far invidia ad un amplificatore finale di media potenza.
Il Threshold T2 vede la luce negli U.S.A. nel 1993 ed arriva da noi alla fine dello stesso anno, rimanendo nei listini dell'importatore fino al 2002, anno in cui Threshold si trasforma in Pass Labs.
Qui sotto gli estratti dalle varie copie di Audio Guida del 1993, dove appare come novità, del 1999 e del 2000, in cui si vede la crescita del prezzo, dall'iniziale 14.385.000 Lire fino a 16.700.000 Lire pari ad Euro 8.624,00. Tanti soldi, 30 anni fa con queste cifre si comprava anche un bella auto, oggi questo apparecchio che si trova difficilmente nel mercato dell'usato (perchè chi ce l'ha, se lo tiene stretto), gira intorno a cifre comprese tra i 2.500,00 ed i 3.500,00 Euro.
da Audio Guida 2001 il prezzo di listino espresso in Euro 8.624,83
OTTOBRE 2023
Arrivato il finale Yamaha MX-D1, di una bellezza sconvolgente (vi rimando alla relativa recensione a questo link) l'ho immediatamente collegato al T2 con una coppia di cavi xlr Cardas Parsec da 50 cm per poi passare ai Kimber Cable PBJ xlr. Fatto il necessario minimo warm up, ho iniziato gli ascolti.
Che dire...gli americani direbbero Bingo!...un'accoppiata fantastica.
La classe A, calda e raffinata, sulla classe D, dinamica e dettagliata regalano un suono completo a cui non riesco a muover nessuna critica se non cantarne i pregi e le caratteristiche.
Provare di nuovo, dopo tanto tempo, quella sensazione unica di non riuscire a spegnere l'impianto, quel piacere d'ascolto senza nessuna fatica, ecco, coì posso riassumere in poche parole la sensazione attuale con questa coppia che ho definito "bizzarra" ma che per me, nel mio contesto e per la mia percezione, fissa un nuovo standard. Non voglio abusare nuovamente della parola "definitivo" usata troppe volte a sproposito nelle mie recensioni, ma questa volta ho come la sensazione di non avere più bisogno di nulla, di aver trovato quello che cerco da sempre, forse l'unico anello ancora debole della catena, non certo per qualità, sono i diffusori, prima o poi sento che tornerò ad un diffusore dinamico, senza bisogno di alimentazioni e senza quella caratteristica di degrado che purtroppo affigge i meravigliosi diffusori elettrostatici ibridi come i miei Martin Logan Quest Z.
APRILE 2024
I finali Yamaha MX-D1 sono diventati due e di conseguenza è raddoppiato l'apprezzamento per questo insolito sistema di amplificazione dove la dolcezza e la classe (A) del pre T2 sposano al meglio le caratteristiche di velocità e potenza dei due finali nipponici a mos-fet in classe D.
Ma è presto per queste considerazioni, ora mi godo la musica come mai prima d'ora grazie a questa insolita accoppiata Threshold/Yamaha che mi ha lasciato veramente senza parole.
Qui sotto, potete leggere la mia recensione del Threshold T2 (silver) che ebbi la fortuna di utilizzare con una coppia di Jeff Rowland Model One configurati in mono-bridged dal 2000 al 2002.
CORREVA L'ANNO 2000
Questa e' la mia prima ed unica esperienza con il marchio Threshold, anche se della mano del suo progettista, Nelson Pass, ho avuto modo di saggiarne la qualità' sonica con apparecchi come L'Adcom GFA5802, il Nakamichi PA7 ed il Nakamichi PA5.
Quando uscì sul mercato questo preamplificatore aveva pochi rivali nella sua fascia di prezzo e non solo.
Riviste specializzate lo inserirono tra i migliori preamplificatori mai costruiti.
Esteticamente è molto bello grazie all'uso di spesso alluminio pregiato, lavorato con sapiente differenza tra le finiture spazzolata e opaca ne rende l'insieme davvero spettacolare.
Concorre a dare un ulteriore tocco di classe il logo della maison in oro così come le quattro viti che serrano le coperture dell'attacco per le maniglie rack da 19" e la lavorazione sabbiata delle uniche due manopole presenti.
Il preamplificatore come da filosofia costruttiva del marchio, è a circuitazione completamente bilanciata, in Classe A, pertanto accetta preferibilmente connessioni xlr ma da anche la possibilità' di connessioni single-ended rca.
Il Threshold T2 ha l'alimentazione esterna affidata ad uno scatolotto pesante di generose dimensioni che contiene il toroidale (enorme) e tutta la circuitazione di filtraggio.
Le dimensioni dell'alimentatore fanno pensare piu' ad una sezione di alimentazione di un finale di discreta potenza, piuttosto che all'alimentatore di un preamplificatore. Un cavo ombelicale molto lungo, circa 3 mt., connette questo alimentatore esterno al pre che pertanto può, anzi, deve stare il più lontano possibile dalla generazione dei campi magnetici indotti dal trasformatore o vibrazioni che possono inquinare il suono.
Tutto concorre all'ottenimento del miglior suono possibile, facilities come lo spegnimento del display fanno capire quanta cura e quanta attenzione è stata profusa nella progettazione e realizzazione di questo apparecchio.
Il T2, come già detto, funziona in Classe A e per questo scalda molto, considerando che e' un preamplificatore.
E' un pre solo linea, non ha l'ingresso phono.
A completare il tutto c'è un bellissimo ed ergonomico telecomando che asserve a tutte le funzioni e senza il quale, con i pochi comandi presenti sul pannello, non si avrebbe accesso.
Personalmente l'ho usato per un discreto periodo con due finali Jeff Rowland Model One configurati in mono bridge e devo dire che il risultato era eccellente, specialmente utilizzando la connessione bilanciata.
Sono certo che con i finali della stessa casa, come ad esempio il T200 o anche i fratelli maggiori, il risultato sarebbe certamente superiore, vuoi per il tipo di circuitazione, vuoi per la classe di funzionamento che anche per la maggior compatibilità' timbrica ed elettrica.
Un preamplificatore che sono certo nel tempo crescerà di valore e sarà sempre più raro da reperire. Nella sua eleganza e semplicità apparente, nasconde il meglio della ingegneria elettronica applicata all'audio, difficilmente superabile in futuro, un futuro che già si intravede fatto di profitto più che di qualità. L'epopea dell'hifi penso si chiuda con il nuovo millennio dove gli apparecchi avranno sempre meno e costeranno sempre di più, per cui chi può si tenga stretti apparecchi come questo che non torneranno mai più.
BREVE STORIA DI UN GRANDEMARCHIO E UN GRANDE PROGETTISTA
La Threshold vede la luce nel 1974 per mano di un progettista americano che, negli anni successivi avrebbe fatto molto parlare di sé.
Nelson Pass, personaggio eclettico quanto geniale capace di realizzare, prevalentemente nel campo delle amplificazioni, alcuni progetti che poi sono diventati brevetti, che hanno fatto storia dell'hiend, uno su tutti la celeberrima circuitazione Stasis, tecnologia adottata sia sui finali marcati Threshold che sui mitici Nakamichi PA7 e PA5.
Dal 1991 Nelson Pass ha fondato l’azienda che porta il suo nome e a tutt’oggi detiene circa otto brevetti di particolari circuitazioni audio.
A Nelson Pass va riconosciuto un grande merito, a differenza di altri progettisti di sistemi di amplificazione della sua epoca, di non badare solamente alle misure nella realizzazione di un amplificatore, ma di tenere in considerazione anche l’aspetto sonico fornito dall’elettronica, oltre ad una selezione dei componenti tra i migliori disponibili sul mercato.
Questa modalità di approccio di tipo prima umanistico che tecnico, nonostante egli si fosse laureato in fisica all’universita della California, gli ha permesso di realizzare prodotti sempre estremamente musicali, ancora oggi ambiti e ricercati.